Article ID | Journal | Published Year | Pages | File Type |
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3049494 | EMC - Neurologia | 2007 | 7 Pages |
Abstract
Inizialmente denominata «angiocheratoma corporeo diffuso», la malattia di Fabry (o di Anderson-Fabry, poiché il primo caso osservato da Anderson in Inghilterra fu comunicato da questi a Fabry) è ben conosciuta dai dermatologi. Essa è stata descritta indipendentemente da Fabry e Anderson nel 1898. Le lesioni cutanee erano primitivamente chiamate da Fabry «porpora papulo-emorragica di Hebra». Si tratta di una malattia lisosomiale da sovraccarico appartenente al gruppo delle sfingolipidosi, che porta a un accumulo nei diversi organi di ceramide trihexoside (galattosilgalattosilglucosilceramide) per deficit di α-galattosidasi A. La trasmissione è recessiva, legata all'X; le mutazioni insorgono su un gene situato in posizione Xq22. Le manifestazioni cliniche della malattia di Fabry derivano dai depositi di glicosfingolipidi nelle cellule endoteliali e muscolari lisce. Le lesioni sono cardiache, renali, corneali, neurologiche e muscolari. Se ne descrive una forma puramente cardiaca che ha una prognosi migliore. La diagnosi biologica, in passato fondata sul dosaggio dell'attività α-galattosidasi A e sulle biopsie renali o nervose, oggi si fa precocemente grazie alla biologia molecolare, che è anche d'aiuto alla consulenza genetica. Peraltro, la messa in evidenza di diverse mutazioni sul gene che codifica per la α-galattosidasi A classifica la malattia tra i candidati alla terapia genica. Si tratta di una malattia rara. La sua incidenza è di 1/40.000.
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Authors
C. (Chef de clinique assistante), G. (Professeur émérite de neurologie),