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4236826 Journal of Ultrasound 2011 8 Pages PDF
Abstract
Da quando si conosce la patologia mammaria la diagnosi e la terapia di tale patologia sono state a totale appannaggio del chirurgo, situazione che è proseguita fino a qualche decennio fa. Il recente progresso tecnologico ha modificato, in parte, questa situazione e il clinico può entrare nel percorso diagnostico o terapeutico in qualsiasi momento. Se è il primo coinvolto, dopo l'esame e dopo un'ipotesi diagnostica, dovrà, quasi sempre, orientarsi verso indagini strumentali in relazione al sospetto, all'età della paziente ecc., se è l'ultimo anello deve arrivare a una conclusione mettendo insieme tutte le informazioni. L'esame clinico è composto di varie fasi: anamnesi, ispezione, palpazione, ognuna essenziale. Ogni singola fase va affrontata con metodo e tecnica appropriata. La capacità diagnostica dell'esame clinico è influenzata dalla costituzione della mammella, ma ancor di più è condizionata da uno stretto rapporto tra paziente e medico che deve conoscere molto la paziente che gli sta davanti e che non solo deve “visitare”, ma capire, spiegare, accertarsi che si abbia capito, convincere. È inoltre indispensabile che il clinico sia in grado di esaminare le indagini strumentali e non limitarsi a leggere i referti, quindi interagire con gli altri specialisti. L'epoca del clinico o del radiologo o dell'ecografista che lavora da solo credendo che il proprio esame sia sufficiente o sganciato da altri contesti è finita da tempo, tutti hanno bisogno di tutti. È però vero che ciascuno deve essere estremamente competente nel suo settore e deve conoscere i limiti e le aspettative di chi collabora in altre specialità, come rimane valida la regola che la clinica resta comunque il momento centrale, non fosse altro perché poi deve affrontare la terapia.
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Health Sciences Medicine and Dentistry Radiology and Imaging
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