| Article ID | Journal | Published Year | Pages | File Type |
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| 8831459 | EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Ortopedica | 2017 | 15 Pages |
Abstract
Apparsa negli anni Settanta, l'artroscopia del polso inizialmente era limitata all'esplorazione radiocarpale e mediocarpale nei casi in cui, in seguito a un bilancio clinico e dell'imaging, persisteva un dubbio diagnostico. Poco a poco, sono cominciate le indicazioni terapeutiche fino a far sì che divenisse uno strumento indispensabile per il trattamento di alcune patologie traumatiche o degenerative. La valutazione dinamica delle strutture dei legamenti ha consentito, inoltre, un miglioramento nella conoscenza della fisiologia del polso. Proprio come per la spalla o il ginocchio, essa è progressivamente diventata una modalità operativa di riferimento per determinate patologie. Poco invasiva, le sue complicanze sono rare, mentre la chirurgia a cielo aperto del polso provoca di regola una rigidità postoperatoria. Per praticarla sono necessarie una buona conoscenza dell'anatomia di ossa e legamenti del polso e una preparazione specifica. Dopo aver illustrato la strumentazione necessaria e la modalità di installazione del paziente, esamineremo i principali elementi di anatomia applicata all'artroscopia. Questa tecnica è a un passo dal sostituire la chirurgia a cielo aperto nella riduzione dei frammenti articolari, specialmente quelli centrali e dorsali del radio distale, o nella riparazione delle lesioni del legamento triangolare (complesso fibrocartilagineo triangolare). Essa costituisce un mezzo mininvasivo per effettuare la resezione delle cisti sinoviali palmari e dorsali del polso, per controllare la riduzione a cielo chiuso di una frattura dello scafoide, per mettere in evidenza una instabilità scafolunata predinamica o per realizzare una artrolisi radiocarpale. Indicheremo quindi le principali tecniche, patologia per patologia.
Keywords
Related Topics
Health Sciences
Medicine and Dentistry
Surgery
Authors
A. Cambon-Binder, C. Mathoulin,
